MAGAZINE - IO E GLI ALTRI: VIVERE IN SOCIETÀ
Seleziona un'opzione
breve raccolta.
non più in uso.
straordinario.
regole della buona educazione.
spingevano.
la parte visibile e conosciuta.
la massima, la linea di condotta da seguire.
un nuovo movimento culturale che metta al centro l'importanza e la dignità dell’uomo, rivendicandone i diritti, le esigenze e i valori. Fa riferimento all’Umanesimo, il movimento culturale sviluppatosi in Italia dalla metà del Trecento fino a tutto il Quattrocento.
Basta con gli insulti e il disprezzo. All’epoca della crisi, in un tempo brutale e rude, molti invocano (e praticano) un ritorno della gentilezza. Dolcezza, pazienza, educazione, cortesia, galateo, capacità di chiedere scusa, attenzione all’altro… È una sorta di decalogo
dei valori un po’ desueti
che torna alla ribalta. E che quest’anno è stato celebrato il 13 novembre, nella Giornata Mondiale della Gentilezza, persino dai manager, categoria che fin qui non aveva mai aderito. D’altra parte questa giornata è la punta dell’iceberg di una mobilitazione più generale, il World Kindness Movement (Movimento Mondiale per la Gentilezza), nato a Tokyo nel 1997 e poi diffusosi negli Stati Uniti e in Europa.
Torna così un modello che sembrava definitivamente perso negli ultimi decenni, quando allenatori, esperti in comunicazione e manager di ogni tipo invitavano a non cadere nella trappola della gentilezza. Per anni, le ricette di vita offerte a tutti coloro che volevano imporsi nel mondo, incitavano all’affermazione, alla padronanza di sé, all’indifferenza.
«Osate non essere gentili!» era il motto. Perché la gentilezza era considerata sinonimo di debolezza e mostrarsi miti e mansueti era il miglior modo per non farsi rispettare. Per “riuscire” nella vita ci si doveva mostrare invulnerabili e onnipotenti, bisognava indurirsi, non provare compassione per nessuno, non fidarsi mai degli altri, contare solo su di sé.
Perché allora questo ritorno alla gentilezza? Mai come in questi ultimissimi anni, sono stati pubblicati tanti libri interamente dedicati alla cortesia e alla dolcezza e il cui punto di partenza è sempre lo stesso: disprezzare la gentilezza è pericoloso non solo a livello personale, ma anche a livello collettivo.
Nel saggio Eloge de la gentilesse (Elogio della gentilezza), il filosofo francese Emmanuel Jaffelin sostiene che bisogna credere di più al valore della gentilezza: «Il mondo è fondamentalmente buono», dice «ma la nostra attenzione si concentra molto di più su ciò che è malvagio e pericoloso».
Una società in cui trionfano l’aggressività e la maleducazione è una società malata. La crisi economica è il sintomo della fine di un mondo, dove l’individualismo e l’egoismo hanno portato al crollo della solidarietà, all’aumento esponenziale della disoccupazione e alla diffusione della violenza nelle scuole. Per uscire dalla crisi si deve uscire da una logica aggressiva, si deve ricreare un clima di fiducia, si deve imparare a dare spazio all’umano, a essere gentili e comprensivi. Oggi la gente è stanca di vivere in uno stato di “guerra permanente”. L’essere umano ha effettivamente bisogno di ritrovare un clima di fiducia e di scoprire una nuova forma di umanesimo in cui, “mettendosi al servizio degli altri”, possa ridare senso alla propria vita.
Essere gentili, inoltre, è una forma di intelligenza e di forza ed è contagioso.
E fa bene anche alla salute, come sostengono alcune ricerche in laboratorio: arrabbiarsi, infatti, fa male ad alcuni organi e, se siamo troppo rigidi e cattivi, lo stress e la stanchezza aumentano.
Ecco allora che, esattamente come fino a qualche anno fa si moltiplicavano le ricette per imparare a essere crudeli e invulnerabili, arrivano oggi le ricette per diventare gentili.
Ma basta cantare le lodi della cortesia per capire cosa sia la gentilezza?
Nel passato la gentilezza e la dolcezza erano delle virtù. Non solo un modo formale di comportarsi con gli altri, ma una ve, inoltre, fa bene a e propria modalità di essere e di agire, un modo di fare attenzione agli altri e di prendersene cura, una forma di comprensione e di tolleranza.
L’uomo dolce, scriveva il filosofo greco Aristotele, si trova a metà strada, nel “giusto mezzo”, tra il collerico, colui che cede all’ira ed è incapace di analizzare con serenità le difficoltà che incontra nella vita, e il servile, colui che resta impassibile anche quando è necessario mettersi in collera perché la situazione lo richiede.
La dolcezza e la gentilezza, scrive nel suo Diario la scrittrice olandese Etty Hillesum nel luglio 1942, un anno prima di essere deportata dal campo di smistamento di Westerbork (Olanda) al campo di sterminio di Auschwitz (Polonia), sono una forma di coraggio senza violenza, una forma di forza senza durezza, un amore senza collera. Per opporsi alla barbarie bisogna essere forti. Ma la forza non è mai sinonimo di violenza e brutalità. Siddharta, San Francesco, Lao Tze, Gandhi… la storia non manca di eroi della gentilezza e della dolcezza.
(da Michela Marzano, «Corriere della Sera», 30 novembre 2010, rid. e adatt.)
1. Che cosa si celebra il 13 novembre? È una celabrazione di cui hai già sentito parlare o a cui hai partecipato? Se sì, racconta la tua esperienza.
2. Dove e quando è nato il World Kindness Movement e dove si è diffuso?
3. Con il motto «Osate non essere gentili!» che cosa volevano consigliare allenatori, esperti di comunicazione e manager a chi voleva avere successo?
4. Perché secondo l'autore del testo la gentilezza è tornata a essere un modello necessario di comportamento? Che cosa si può ottenere grazie ad essa?
5. La gentilezza e la dolcezza come erano considerate nel passato?
6. Per il filosofo greco Aristotele chi era «l'uomo dolce»?
7. La scrittrice olandese Etty Hillesum come definiva la dolcezza e la gentilezza?
8. Alla fine del testo sono citati Siddharta, San Francesco, Lao Tze e Gandhi. Sai chi sono? Cerca informazioni su chi non conosci e poi discuti insieme all'insegnante e ai compagni le ragioni per cui, secondo te, sono citati come «eroi della gentilezza e della dolcezza».
9. Che cos'è per te la gentilezza? Cerca nel dizionario la sua definizione, rifletti sulle definizioni presenti nel testo che hai letto e poi discuti con l'insegnante e i compagni di che cosa significa "essere gentili".
Nel testo si legge «la gentilezza è una forma di intelligenza e di forza». Sei d'accordo? Discutine con i l'insegnante e i compagni.
10. Perché secondo te il Manifesto della Gentilezza, redatto per la la Giornata Mondiale della Gentilezza e che puoi vedere nell'immagine, si intitola 10 piaceri della Gentilezza e non 10 doveri della Gentilezza? Discutine con l'insegnante e i compagni.
11. Leggi il Manifesto della Gentilezza e poi discuti con l'insegnante e i compagni quali comportamenti sono per voi "gentili". Provate anche voi a preparare un Manifesto della Gentilezza della vostra classe.