All'inizio dell’Ottocento in Europa erano presenti molte società segrete che si erano formate per opporsi ai regimi assolutistici. La Carboneria fu una delle più famose ed ebbe grande sviluppo in Italia, Spagna, Francia e Germania; in Inghilterra, invece, era presente la Massoneria, nata a Londra all’inizio del Settecento. Il termine “carboneria” deriva dal fatto che i suoi membri traevano rituali e simboli dal mestiere dei carbonai. L’organizzazione era rigidamente gerarchizzata ed estremamente organizzata: ogni passo falso o fuga di notizie avrebbe portato al carcere o alla pena di morte. L’obiettivo dei carbonari italiani fu più che altro quello di ottenere delle Costituzioni liberali e di lottare contro l’occupazione straniera del Paese.
Appena a Napoli giunse la notizia che in Spagna era stata approvata la Costituzione, la Carboneria si mise in movimento per chiedere altrettanto a Ferdinando I.
La cospirazione, che non aveva l’intento di rovesciare il re, ma solo di chiedere la costituzione, coinvolse anche alcuni ufficiali costituzionalisti, come il giovane Guglielmo Pepe. A lui si unirono i combattenti carbonari e l’1 luglio 1820 scoppiò la prima rivolta a Nola. Ferdinando I si vide quindi costretto ad approvare la Costituzione, negli stessi giorni in cui anche la Sicilia proclamava l’indipendenza.
I moti liberali del 1820 cessarono però l’anno successivo, quando il re delle Due Sicilie, con l’aiuto dell’esercito austriaco, soffocò la rivolta nel sangue e ritornò sul trono di Napoli abrogando la Costituzione.
In Piemonte, la politica repressiva di re Vittorio Emanuele I aveva creato un diffuso malcontento e favorito la crescita della Carboneria. Questa si unì alla società dei federati, un organismo che mirava a creare una federazione tra gli Stati italiani del nord e a ottenere la Costituzione.
Nel 1821 carbonari e federati furono protagonisti di alcune sommosse che indussero il re ad abdicare in favore del fratello Carlo Felice; al suo posto, però, la reggenza passo al nipote Carlo Alberto di Savoia, di idee liberali, che approvò la Costituzione. Il re in carica Carlo Felice si rifiutò tuttavia di ratificarla e chiese l‘aiuto dell’Austria per reprimere le rivolte.
Sebbene nel lombardo-veneto non si fossero manifestate rivolte come in altre parti d’Italia, l’insofferenza verso la politica repressiva dell’Austria aveva aumentato la diffusione della Carboneria.
Milano era un centro culturale e politico molto attivo, e per questo la censura austriaca era opprimente. Nel 1819, infatti, venne chiusa la rivista il “Conciliatore”, che parlava di arte e scienza ma che esortava in forma implicita a ribellarsi al dominio austriaco. Silvio Pellico, il direttore della rivista, fu poi arrestato l’anno seguente per la sua appartenenza alla Carboneria. Venne dapprima condannato a morte, pena poi commutata in 8 anni di carcere duro.