IL CARROCCIO
Il carroccio era un carro di legno, trainato da buoi, simbolo dell’esercito dei Comuni uniti nella Lega Lombarda e utilizzato nelle battaglie dalle grandi città dell’Italia settentrionale tra l’XI e il XIV secolo.
Rappresentava il centro dello schieramento delle forze cittadine e attorno a esso si raccoglievano le truppe scelte, che avrebbero preferito morire piuttosto che far cadere il loro simbolo in mano ai nemici.
Una sfera dorata, issata in cima all'asta centrale, rifletteva i raggi del sole e rendeva visibile il carroccio anche oltre l’orizzonte.
Usata per chiamare a raccolta i soldati, per incitare a combattere eroicamente e a rispettare il giuramento prestato dai soldati, questa campana prendeva nomi diversi: martinella per i Milanesi, noia per i Cremonesi, berta per i Padovani.
Al termine della battaglia, veniva suonata al ritorno in città, a memoria degli uomini morti sul campo.
Da allora a Milano chi è rimasto senza padre viene chiamato martinìt.
Il gonfalone comunale era un vessillo di forma rettangolare appeso per il lato più corto a un'asta orizzontale e testimoniava l’unità e l’indipendenza dei liberi cittadini.
Al centro del carroccio c’era un’asta con la croce donata ai Milanesi dal vescovo Ariberto da Intimiano, che ricordava i valori della fede e rammentava ai soldati che Dio era sceso in campo con loro.
Il lato del carroccio era difeso da solidi scudi che potevano essere decorati con le insegne delle varie porte della città.
L'altare era usato per celebrare la messa prima e dopo la battaglia.
Durante lo scontro questa parte del carro ospitava i comandanti che potevano osservare dall’alto lo sviluppo della battaglia.
Al termine, invece, vi si trasportavano i feriti; dietro infatti c’era un ripostiglio che conteneva le bende e la cassa dell’esercito.
Le quattro ruote erano in legno massiccio per meglio sopportare l’urto della battaglia.
Il nome carroccio deriva dal latino quadri-roteus, cioè “quattro ruote”.
Il carroccio era trainato da tre o quattro coppie di buoi i cui paramenti riprendevano i colori del gonfalone comunale.
Il timone centrale era lungo tanto da poterci aggiogare tre o quattro coppie di buoi.
Insieme alla campana era considerato la parte più sacra del carro e in tempo di pace era conservato nella chiesa maggiore di Milano.
Prima di scendere in battaglia veniva benedetto insieme a quanti si sarebbero battuti per difendere il Comune.