MATILDE DI CANOSSA
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Matilde (1046-1115) era l’unica erede del marchese Bonifacio e della duchessa Beatrice di Lorena.
Pur essendo una donna governò da sola uno Stato di enormi dimensioni: dalle Prealpi bresciane attraverso l’Emilia, la Toscana fino al Lazio settentrionale.
Questo feudo aveva un’enorme importanza strategica: era uno Stato cuscinetto fra i domini dell’imperatore, di cui i Canossa erano vassalli fin dai tempi di Ottone I, e le terre del papato.
Per governare il feudo ereditato, Matilde dovette abbandonare il desiderio di prendere i voti e di ritirarsi in convento. Si sposò due volte, ma senza fortuna perché entrambe le unioni durarono pochi anni. Il primo marito, Goffredo il Gobbo, era molto più anziano di lei e soffriva di una grave forma di gotta; il secondo, Guelfo di Baviera, aveva sedici anni a fronte dei suoi oltre quaranta.
Governò in solitudine dedicandosi a visitare i suoi domini per combattere con forza il brigantaggio e le ribellioni interne.
Per tutta la vita fu inoltre una diplomatica abile nel trattare le faccende politiche e molto coraggiosa in sella al suo cavallo munita di armatura nei combattimenti.
I buoni rapporti fra Canossa e l’impero si guastarono nel 1047, quando Enrico III con un decreto appoggiò i vescovi che intendevano ribellarsi a quelle che ritenevano le usurpazioni papali.
Matilde, grande amica e sostenitrice di Gregorio VII, divenne presto protagonista della lotta per le investiture, difendendo la Chiesa anche dopo la scomparsa del pontefice.
L’imperatore Enrico IV, suo cugino in secondo grado, le fece una guerra spietata e senza tregua dal 1080 al 1092, per riuscire a impossessarsi del feudo che costituiva la via d’accesso verso Roma.
L’imperatore depose la nobildonna dalle sue funzioni politiche così che molte città la abbandonarono e insorsero in rivolta contro di lei schierandosi con l’imperatore; molti dei suoi uomini la tradirono e molti alleati caddero uccisi o imprigionati dai nemici. Con le forze del suo esercito, Matilde riuscì comunque ad avere la meglio su Enrico IV, che era riuscito ad accerchiarla nel suo castello.
Si racconta che con abilissime manovre militari, dopo aver concentrato tutte le truppe intorno a Canossa, la contessa fu favorita da una nebbia fittissima: gli avversari disorientati costrinsero l’imperatore ad abbandonare il campo.