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L’Europa viene considerata un continente a sé non tanto per motivi legati alla geografia fisica, ma per motivi storici e culturali: ovvero la comunanza di tradizioni, di storia, di lingue e religioni. L'Europa è il risultato di vicende politiche e militari che hanno disegnato e modificato l’aspetto del continente: nel corso dei secoli sono nati molti Stati, alcuni hanno cessato di esistere, altri hanno cambiato denominazione o confini. Alcune trasformazioni sono di origine antica, altre invece sono ancora in atto. Per esempio, nel secolo scorso la Prima e la Seconda guerra mondiale, e la conseguente divisione dell'Europa in due blocchi contrapposti, hanno influito non poco in ambito politico ed economico. È per questo che la geografia politica dell’Europa va considerata in continua trasformazione.
Gli Stati europei di grandi dimensioni che corrispondono alle maggiori potenze economiche sono Francia e Germania.
Altri Stati di grandi dimensioni sono: Spagna, Italia, Svezia, Finlandia, Norvegia, Polonia e Ucraina.
Il popolo è un gruppo di individui con diritti e doveri verso lo Stato. Questi diritti derivano dal possesso della cittadinanza, come la possibilità di votare o di candidarsi per una carica politica.
La popolazione di uno Stato invece comprende, oltre a coloro che hanno la cittadinanza, anche chi ne è privo, ovvero i residenti con permesso di soggiorno (studenti stranieri, immigrati regolari).
La repubblica è una forma di Stato in cui il potere spetta ai rappresentanti eletti dal popolo. La repubblica ha come capo dello Stato un presidente.
Le repubbliche sono dette parlamentari quando il presidente è eletto dal Parlamento e i suoi poteri sono limitati.
Si chiamano invece presidenziali o semipresidenziali le repubbliche in cui il presidente è eletto dai cittadini e possiede ampi poteri politici.
La Prima guerra mondiale (1914-1918) segnò la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico. Al suo posto nacquero: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Finlandia, Polonia e le Repubbliche baltiche.
Alla fine della Seconda guerra mondiale (1939-1945), l’Europa si ritrovò divisa in due blocchi:
- l’Europa orientale, sotto il controllo politico e l’influenza dell’Unione Sovietica.
- l’Europa occidentale, sotto l’influenza degli Stati Uniti (USA).
La Germania divenne il simbolo di questa drammatica separazione tra Oriente e Occidente. Fu suddivisa in due Stati: a ovest la Repubblica Federale Tedesca, legata agli USA, e a est la Repubblica Democratica Tedesca, allineata con l’URSS.
La divisione in due blocchi durò per quasi quarant’anni e fu un periodo caratterizzato da grandi tensioni tra USA e URSS. Il contrasto tra questi due Paesi fu chiamato Guerra fredda.
Alla fine degli anni Ottanta l’Unione Sovietica attraversò una crisi economica che indebolì il suo potere politico. Pian piano i Paesi intorno a lei abbandonarono il sistema socialista. L’evento culminante fu la caduta del muro di Berlino nel 1989, che consentì, dopo quasi trent’anni, la libera circolazione dei Tedeschi da una parte all’altra della città. Meno di un anno dopo, la Germania dell’Est e quella dell’Ovest si riunificarono. Fu l’inizio di una nuova fase storica.
La fine dell’Unione Sovietica (avvenuta nel 1991) portò allo sviluppo della democrazia in tutti gli Stati dell’Europa orientale. Al posto delle repubbliche che costituivano l’URSS nacquero nuovi Stati indipendenti: Russia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaigian e Kazakistan. In seguito la Cecoslovacchia si divise in due Stati distinti, tutt’oggi esistenti: la Repubblica Ceca e la Slovacchia.