Il pensiero
Emigranti italiani appena sbarcati a New York in un quadro di fine Ottocento.

Le sventure e i lutti che segnarono la vita di Giovanni Pascoli influirono pesantemente sul suo pensiero. Egli infatti concepì l’esistenza umana come un mistero, in cui prevalgono i dolori e di fronte al quale nulla possono gli strumenti della scienza, della ragione, della tecnica.

Incapace di condividere la fiducia nel progresso che caratterizzava la sua epoca e privo di fede religiosa, Pascoli cercò nelle piccole cose quotidiane e nella vita campestre una spiegazione del senso dell’esistenza umana, una soluzione ai dubbi e alle angosce che lo tormentavano.

Ai dolori intimi e personali del poeta corrispondevano le sofferenze dei poveri, in un’epoca di rapido sviluppo industriale in cui crescevano a dismisura le disuguaglianze sociali. A questa situazione, Pascoli reagì aderendo al movimento socialista. Dopo un periodo in carcere, si allontanò dall’attivismo politico ed elaborò un ideale di solidarietà tra gli uomini da contrapporre all’egoismo e alle ingiustizie presenti nella società. Questa visione si legava anche alla poetica espressa nel saggio Il fanciullino: il poeta, che guarda al mondo con sguardo puro e ingenuo, non può che creare con i suoi simili rapporti di fratellanza e amore.

Agli ideali socialisti si collegava anche il celebre discorso dal titolo La grande proletaria si è mossa, pronunciato da Pascoli a sostegno della conquista italiana della Libia, in cui l’Italia era definita una nazione proletaria e l’occupazione della Libia era presentata come un’occasione di riscatto dopo secoli di oppressione e debolezza.