Il suo tempo
L’interno di una fabbrica a fine Ottocento.
L’epoca in cui visse e operò Giovanni Pascoli si caratterizzò in tutta Europa e negli Stati Uniti per la crescita dell’industria, sostenuta da una serie di innovazioni tecnologiche, soprattutto nei settori della chimica (coloranti e fertilizzanti), della siderurgia (acciaio) e dei trasporti (automobili, motociclette, aerei...).

Le novità tecnologiche portarono a una diffusa fiducia nel progresso e nella scienza, a un clima di ottimismo e spensieratezza, soprattutto per le classi sociali elevate delle grandi città, tanto che il primo decennio del Novecento fu definito Belle Epoque, cioè “anni d’oro, epoca d’oro”.

Sostenuti dal proprio sviluppo economico e convinti di appartenere a una civiltà “superiore”, che aveva il dovere di imporsi sulle altre e modellarle a propria immagine, sul finire dell’Ottocento i Paesi europei, in particolare Gran Bretagna, Francia e Germania, si lanciarono alla conquista di Africa e Asia meridionale dando vita a enormi imperi coloniali.

Tra le conseguenze della crescita industriale vi fu anche lo sviluppo dei movimenti socialisti e dei sindacati. Gli operai, divenuti più numerosi e consapevoli della propria importanza economica, reclamarono, attraverso scioperi e proteste, migliori condizioni di lavoro e il diritto di partecipare alla vita politica.

Anche l’Italia non rimase estranea a questi fenomeni: il primo decennio del Novecento fu quello del "decollo industriale" con la diffusione delle fabbriche, soprattutto al Nord. Contemporaneamente crebbero il movimento politico socialista, al quale anche Pascoli aderì, e le organizzazioni sindacali. Anche l’Italia, poi, si imbarcò nel 1911 in un’impresa coloniale, la conquista della Libia, alla quale Pascoli diede il proprio sostegno con un celebre discorso impregnato di ideali socialisti e patriottismo.